Bologna è una città strana. Si trova in bilico tra l’ambizione di essere una metropoli, la spinta propulsiva che la porta a volersi aprire al mondo, e l’attitudine raccolta e il ritmo lento di una piccola città, con le solite facce e le tradizioni che tutti conoscono. Per questo un giorno a Bologna può bastare, se si accetta il compromesso di rimanere sulla superficie della sua bellezza.


Una volta liberati del peso del bagaglio al deposito bagagli, la giornata può iniziare, e spesso lo fa dalle vicinanze della Stazione Centrale, snodo cruciale per il trasporto di tutta Italia. Non lontano da lì sorge infatti la scalinata del Pincio. Questo omaggio alla versione romana della terrazza conduce al pittoresco Parco della Montagnola, un antico giardino sopraelevato che merita una visita. Quando si scende dalla parte opposta del parco, la strada per il centro non è difficile. Basta tirare dritto lungo via Indipendenza, una delle grandi arterie della città, punteggiata di negozi, portici e soprattutto di un fiume di gente. La deviazione per via Piella, all’incrocio con piazza VIII Agosto, è però quasi un obbligo. Qui si può scoprire lo scorcio veneziano che si intravede attraverso una celebre finestrella: una veduta di uno dei pochi canali ancora aperti della città.


La statua imponente del Nettuno svetta nell’omonima piazza ad accogliere i passanti che arrivano da via Indipendenza. Il medievale Palazzo Re Enzo e il suo voltone del Podestà (teatro di un effetto acustico particolarissimo, il cosiddetto telefono senza fili), la moderna biblioteca Salaborsa, Palazzo d’Accursio e la maestosa torre dell’Orologio, compongono piazza del Nettuno. È una sorta di bellissima anticamera della più famosa e importante Piazza Maggiore, la principale della città. La vista della Cattedrale di San Petronio, una costruzione ibrida (e incompiuta) fra le più grandi d’Italia, sarebbe però incompleta senza un giro fra i suoi colonnati altissimi per osservare la meridiana più lunga del mondo.


Accanto alla Cattedrale, imboccando via Clavature, ci si immerge poi nel Quadrilatero, un colorato mercato a cielo aperto. Qui le botteghe artigiane – soprattutto quelle del cibo – fanno da padrone. Trovata la via d’uscita di quel reticolato di vie profumate, la vista è bellissima: le due Torri, l’Asinelli e la Garisenda. Non sono le uniche torri rimaste in città, ma sono senza dubbio le più celebri, e fanno la guardia alle lunghissime via Rizzoli e Ugo Bassi.


Oltrepassando piazza della Mercanzia si arriva fino in piazza Santo Stefano, un angolo di città ciottolato e suggestivo. Famoso per le Sette Chiese che ospita, un magnifico complesso monumentale anche detto “la Gerusalemme di Bologna”. Tagliando in due la piazza ci si può intrufolare dentro Corte Isolani, un’antica dimora residenziale la cui corte ospita oggi negozi e ristoranti. Poi si sbuca sotto un alto portico di legno, in Strada Maggiore. A sinistra svettano le Torri, a destra, un po’ più in là, il portico dei Servi (il più largo della città), e piazza Aldrovandi, che con i suoi baracchini pieni di gente e i suoi palazzi colorati sancisce l’inizio della zona universitaria. Questa prosegue in direzione di via Zamboni, il cuore della vita studentesca bolognese, e si fonde con l’antico ghetto ebraico, un’area tranquilla e coloratissima che – come suggerisce il nome – un tempo era il quartiere riservato alla popolazione ebrea in città.


L’ultima tappa dell’itinerario è un po’ distaccata dal centro, ma vale la pena di arrivare fino ai Giardini Margherita, il polmone verde della città. Questo prato gigantesco con i primi caldi si popola di gente e che ospita anche una discoteca, svariati caffè e campi da gioco. Per arrivarci si può risalire dalla porzione di viali che comincia da porta San Donato, al termine di via Zamboni – una scelta molto comoda, ma meno suggestiva – oppure risalire verso Strada Maggiore e imboccare la bellissima via Santo Stefano fino all’omonima porta.


E se vi fermate anche la sera, tornate nel cuore del centro città e andate alla scoperta del Pratello al tramonto. In questo angolo bohemien della città con i suoi murales e le sue luci, concludete la giornata con un aperitivo e una cena in una trattoria tipica… o un kebab sulle panchine di piazza San Francesco al suono di una chitarra scordata, ma ugualmente poetica. 

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